Cultura come Volano dell’economia Italiana
Inutile scavare sottoterra, l’oro-nero dell’ economia Italiana è rappresentato da tutto ciò che il nostro paese rappresenta nel mondo in termini di cultura, ambiente, buon gusto, stile. E’ quì che siamo vincenti ed è quì che bisognerebbe investire per valorizzare le nostre ricchezze. E’ quanto stigmatizza con precisione questo articolo su “La Repubblica” nel quale si evidenzia che, a fronte di tagli lineari che riducono i fondi del Ministero dei Beni Culturali all’o,2% del pil, l’incidenza dell’industria della cultura produce olte il 5% del pil e quasi il 18% se si considera l’indotto. Rispetto ad una contrazione dell’occupazione su base nazionale, gli addetti in questo comparto crescono, ma lo stile corrente è quello di tagliare dove si può senza badare tanto a concetti come sviluppo e crescita. Rimango sempre stupito di fronte all’ottusità di certi provvedimenti che a quanto si dice “tecnicamente” necessari. Ci sono due fattori che di fatto impediscono sviluppo, crescita dell’economia e creazione di nuovi posti di lavoro: un euro che si sta rivelando sempre più una palla al piede per le economie avanzate e un cappio al collo per le economie più deboli. L’altro è l’intestardirsi in una strategia che ha come soluzione solo i tagli lineari e la pressione fiscale. Come non vedere che le economie cosiddette “di trasformazione” come la nostra attraverso l’istituzione della moneta unica hanno perso quel polmone dell’economia rappresentato dall’uso controllato della svalutazione. Ma c’è di più, l’eleminazione del “golden standard” , ovvero la parità con le riserve auree delle banche centrali, ci lega ad una parità dell’euro puramente virtuale. Ma tornando alla cultura, la cosa destabilizzante è che il paese che detiene la maggior parte dei beni culturali mondiali (circa i tre quarti dell’intero patrimonio del pianeta) non valorizza tale tesoro e non si pone come punto di riferimento come punto di convergenza di tale ricchezza nella musica, nel teatro e in ogni altro settore connesso. I nostri governanti valutano questo patrimonio esattamente lo 0.2% del pil. Semplicemente assurdo.